Il panel ha visto la partecipazione di Daniel Canogar, artista visivo; Diego Mellado, Studio Daniel Canogar; e Catalina Tejero, IE University. La sessione è stata moderata da Diego Carnicero, The Partners & Big Days.
Stiamo vivendo una profonda trasformazione nel mondo dell’arte, in cui il mito del genio solitario viene messo in discussione e si riafferma il valore del lavoro collettivo. In un momento segnato da una rapida accelerazione tecnologica — con l’intelligenza artificiale e la blockchain come forze trasformative — un recente incontro ha riunito artisti, tecnici, educatori e manager culturali per riflettere su come la creazione e la collaborazione stiano venendo ridefinite nel settore culturale.
Il moderatore Diego Carnicero ha strutturato la conversazione attorno a tre temi chiave: il lavoro di squadra, i ruoli e le metodologie, la formazione e la leadership.
L’artista Daniel Canogar ha condiviso il suo percorso professionale, da una pratica individuale alla direzione di uno studio artistico multidisciplinare composto oggi da oltre dieci persone. Questa transizione, motivata sia dalla crescente complessità tecnica dei suoi progetti che da un bisogno personale di connessione, è stata determinante per realizzare opere pubbliche su larga scala senza compromettere l’integrità creativa.
Insieme a Diego Mellado, ingegnere dello studio, hanno spiegato come il loro studio funzioni come un laboratorio di ricerca e prototipazione, dove convergono arte generativa, scultura, dati in tempo reale e soluzioni tecnologiche. Entrambi hanno sottolineato che, sebbene l’esecuzione tecnica sia cruciale, tutto parte da una chiara visione artistica: è questa visione a guidare il processo creativo, garantendo autenticità in ogni fase.
Catalina Tejero ha offerto una prospettiva dal campo dell’educazione artistica e della gestione culturale. Ha difeso la collaborazione come una competenza professionale fondamentale, sia nella formazione che nel mercato del lavoro attuale. Ha evidenziato l’importanza di insegnare a lavorare in squadra, a valorizzare i contributi collettivi e a riconoscere il valore della paternità condivisa — superando modelli centrati sull’individuo.
Ha inoltre riflettuto sul potere del lavoro multidisciplinare come motore di innovazione. Nella pratica artistica contemporanea, la fusione di competenze diverse consente di superare i confini tradizionali della creazione. In questo senso, il modello di studio collaborativo — come quello di Canogar — rappresenta oggi una delle forme più dinamiche e sostenibili di produzione culturale.
Durante l’incontro è emersa con forza un’idea: la creatività individuale si amplifica quando è inserita in una struttura collettiva. In contrasto con un sistema artistico che tende ancora a premiare l’autorialità singolare, molte pratiche attuali si fondano sull’interdipendenza: artisti che lavorano insieme a tecnici, produttori, designer e manager per formare squadre che operano come veri ecosistemi creativi.
Questo cambiamento di paradigma richiede anche una profonda trasformazione nei metodi educativi. Non basta più formare artisti tecnicamente competenti nella propria disciplina; è necessario anche insegnare loro a collaborare, gestire team, comunicare efficacemente e comprendere i contesti economici, sociali e tecnologici in cui si sviluppa il loro lavoro.
Alla fine della sessione è stata posta una domanda ai relatori:
Che consiglio dareste a un giovane professionista che desidera entrare a far parte di un team artistico multidisciplinare?
Le loro risposte hanno trasmesso un messaggio chiaro: in un mondo iperconnesso, creare in squadra non è più un’opzione, ma una necessità strutturale dell’arte contemporanea. Questo incontro non ha solo suscitato riflessioni, ma ha anche ispirato un impegno condiviso per costruire reti di collaborazione sostenibili, creative e culturalmente rilevanti.