La salute mentale nel mondo artistico è stata spesso ignorata o, in molti casi, romanticizzata. Si parla di “sofferenza creativa” come se fosse parte del processo, come se il dolore fosse una condizione necessaria per l’autenticità. Ma cosa succede quando quella sofferenza smette di essere ispirazione e diventa un peso insostenibile?
Di fronte a questa domanda, iniziano a emergere iniziative che cercano di offrire risposte. A settembre 2025, il Comune di L’Alcora e l’Universitat Jaume I hanno annunciato la creazione del primo Dipartimento di Salute Mentale nelle Arti Sceniche in Spagna (fonte). Questa iniziativa pionieristica mira a offrire assistenza psicologica specializzata ai professionisti delle arti sceniche, riconoscendo le sfide emotive che affrontano quotidianamente.
Il progetto è guidato dallo psicologo scenico Guillermo Dalia, che da anni studia l’impatto emotivo del lavoro artistico. Il dipartimento offrirà:
- Supporto psicologico individuale
- Laboratori di prevenzione emotiva di gruppo
- Accompagnamento creativo nei processi scenici
- Formazione per insegnanti e tecnici
“Investire nel benessere psicologico del settore artistico non è un lusso: è una necessità strutturale.” — Guillermo Dalia
La notizia, pubblicata da Radio Banda, ha suscitato interesse in tutto il paese, non solo per il suo carattere innovativo, ma perché risponde a un bisogno urgente e spesso taciuto.
Questo tipo di iniziative ci invita a guardare in faccia una realtà che colpisce molti professionisti dell’arte: l’esaurimento emotivo che si vive dietro la creazione. Il cosiddetto burnout artistico — quando la passione si trasforma in pressione — non è nuovo, ma è sempre più frequente.
Secondo Artnet News, molti artisti si confrontano con un sistema che richiede produttività costante, visibilità sui social, allineamento con le tendenze del mercato e un coinvolgimento emotivo totale.
Questo contesto genera:
- Burnout: esaurimento fisico ed emotivo che ostacola la creatività
- Ansia da palcoscenico: paura paralizzante prima delle esibizioni
- Depressione: soprattutto tra gli artisti che affrontano precarietà o rifiuto
- Auto-esigenza estrema: che può sfociare in disturbi alimentari o insonnia
La mancanza di spazi sicuri dove parlare di queste esperienze aggrava il problema. Molti artisti sentono di dover “resistere” o che mostrare vulnerabilità sia segno di debolezza. Questa cultura del silenzio perpetua la sofferenza.
Fortunatamente, iniziano a emergere percorsi che invitano alla cura emotiva attraverso la creatività. Uno di questi è l’arteterapia, una disciplina che combina tecniche artistiche con strumenti psicologici per trasformare il dolore in espressione e guarigione. Di fronte a questo panorama, l’arteterapia si rivela una via potente per promuovere il benessere emotivo — senza bisogno di parole, solo presenza e creazione.
Uno dei centri più riconosciuti in Spagna è Metàfora, con sede a Barcellona. Offrono formazione professionale in arteterapia, laboratori esperienziali e programmi internazionali che integrano arte, psicologia e sviluppo personale.
L’arteterapia permette di:
- Esplorare le emozioni attraverso il colore, la forma e il movimento
- Elaborare traumi senza verbalizzazione diretta
- Rafforzare l’autostima e l’identità creativa
- Creare spazi sicuri per l’espressione emotiva
Molti artisti che hanno intrapreso percorsi di arteterapia riportano una profonda riconnessione con la propria pratica creativa, libera da pressioni esterne e più allineata al proprio benessere.
Perché è urgente parlare di salute mentale nell’arte? L’arte non si limita a riflettere la società: la trasforma. Ma affinché questa trasformazione sia sostenibile, gli artisti devono essere sostenuti emotivamente. Ignorare la salute mentale nell’arte ha conseguenze gravi:
- Abbandono della carriera artistica per esaurimento
- Normalizzazione della sofferenza come parte del processo creativo
- Invisibilità dei disturbi mentali nel settore culturale
- Riproduzione di dinamiche lavorative tossiche
Inoltre, l’arte ha un potenziale terapeutico immenso. Quando gli artisti sono sostenuti emotivamente, la loro opera può guarire, ispirare e connettere in modo più profondo.
Cosa possiamo fare come società? La creazione del Dipartimento di Salute Mentale a L’Alcora è un passo importante, ma non sufficiente. Per trasformare il panorama, servono azioni concrete:
- Politiche culturali con approccio emotivo I governi devono includere la salute mentale nei loro piani culturali. Questo implica finanziamenti per l’assistenza psicologica, formazione all’autocura e campagne di sensibilizzazione.
- Spazi sicuri nelle scuole d’arte Le istituzioni educative devono offrire accompagnamento emotivo agli studenti d’arte, che spesso affrontano pressioni estreme fin dalla formazione.
- Reti di sostegno tra artisti Creare comunità dove si possa parlare di emozioni, condividere esperienze e offrire supporto reciproco.
- Formazione in arteterapia Integrare l’arteterapia nella formazione artistica, non solo come strumento terapeutico, ma come via di esplorazione creativa.
La salute mentale nell’arte non è un tema secondario. È il cuore di una pratica creativa autentica, etica e trasformativa. Iniziative come quella di L’Alcora, spazi come Metàfora e la visibilità del burnout artistico aprono la strada verso una cultura più consapevole e umana. Anche l’arte ha bisogno di spazi dove possa respirare, guarire e sentirsi accompagnata.